Oltre Kahneman. Pensare con l’IA: il “Sistema 0” e la sfida della mente aumentata
Dal mondo della psicologia ci viene la proposta di come il nostro modo di pensare si basi sostanzialmente su due "Sistemi", 1 (fast) e 2 (slow). E se con l'IA ci trovassimo di fronte ad un terzo?
L’intelligenza artificiale, ormai lo sappiamo, non è più (o non dovrebbe essere) soltanto uno strumento da consultare all’occorrenza. Sempre più spesso è diventato un vero e proprio “interlocutore”: suggerisce soluzioni, anticipa esigenze, affianca l’essere umano nel prendere decisioni.
Ma cosa significa questa evoluzione dal punto di vista del pensiero umano? In che modo questa interazione - il pensare insieme ad una macchina - modifica il nostro modo di ragionare, scegliere e perfino agire?
Una proposta originale e illuminante per rispondere a queste domande è quella del cosiddetto Sistema 0. Più che un nuovo livello del pensiero, si tratta di un ambiente cognitivo ibrido, in cui umano e macchina si influenzano a vicenda in tempo reale.
Il “Sistema 0”, per come è stato spiegato, non sostituisce evidentemente i due sistemi classici individuati dalle scienze cognitive (in particolare da Daniel Kahneman) - il pensiero intuitivo e veloce (Sistema 1) e quello riflessivo e razionale (Sistema 2) - ma li integra in un contesto dinamico, reso possibile proprio dall’interazione costante con l’IA generativa.
Nello specifico, si tratta di una configurazione cognitiva che emerge ogni volta che un essere umano utilizza un sistema intelligente (assistente virtuale, motore predittivo, chatbot) per supportare il proprio processo decisionale o di pensiero. In queste situazioni - evidenziano i teorici del “Sistema 0” - l’intelligenza artificiale non si limita a fornire dati: struttura l’esperienza cognitiva, guida l’attenzione, propone alternative, suggerisce direzioni che l’utente tende a seguire, spesso senza rendersene conto. Per cui il risultato è un pensiero co-costruito, frutto della continua interazione tra le capacità umane e le proposte algoritmiche: una sorta di “mente aumentata”.
Naturalmente, questo approccio non è privo di sfide, come sottolineano gli stessi proponenti. Integrare in modo efficace l’IA nei processi cognitivi umani implica una vigilanza continua su vari aspetti: l’affidabilità degli algoritmi, la trasparenza delle fonti, il rischio di assuefazione o dipendenza dai suggerimenti automatici, fino alla possibile erosione dell’autonomia decisionale.
Se non accompagnato da un’educazione critica all’uso dell’intelligenza artificiale, il “Sistema 0” può praticamente trasformarsi da alleato a surrogato, riducendo la complessità del pensiero umano a una sequenza di scelte guidate da parametri esterni.
Per questo è fondamentale sviluppare quella che viene chiamata cultura della cooperazione consapevole, dove l’umano non si limita a ricevere, ma esercita la propria libertà anche nel selezionare, interrogare, contrastare o rifiutare ciò che l’IA propone.
Secondo i promotori di questa teoria, insomma, l’uomo non si riduce a essere semplice utilizzatore di strumenti digitali, ma diventa co-creatore di processi cognitivi in cui mantiene la sua centralità e insostituibilità per ciò che attiene al senso, al contesto e all’intenzionalità.
Si tratta dunque di una prospettiva che richiede consapevolezza, spirito critico, discernimento: non per alzare bandiere, ma per partecipare attivamente e con responsabilità a questo nuovo “modo di pensare” che si apre all’orizzonte.
Per approfondire la proposta del “Sistema 0” ci si può rifare allo studio completo pubblicato su Nature Human Behavior - The case for human-AI interaction as System 0 thinking -, coordinato dal professor Giuseppe Riva, direttore dell’Humane Technology Lab dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, insieme ad altri esperti come Mario Ubiali (fondatore della start-up Thimus) e Massimo Chiriatti (Lenovo).
A nostro avviso, questa proposta si inserisce perfettamente in un approccio proattivo alla questione dell’IA. Niente allarmismi, niente difese passive. Ma il coraggio di mettersi in gioco, di ripensare le nostre abitudini mentali, di abitare in modo critico e costruttivo gli strumenti che oggi fanno parte della nostra quotidianità.
È la strada che la buona ricerca scientifica indica da sempre: leggere i cambiamenti, comprenderli a fondo e restituire chiavi di lettura utili per l’agire concreto. Pensare insieme alle macchine, senza smettere di pensare davvero.
E a proposito di questo, vi ricordo il nostro 5º appuntamento con Il lessico dell’intelligenza artificiale questo pomeriggio alle ore 16.
Avremo con noi il prof. Piero Dominici, dell’Università di Perugia, con il quale affronteremo il tema della CONOSCENZA. Ci si può iscrivere qui.
Qui è possibile rivedere gli streaming precedenti:
A presto!